Trend e domande per il futuro

Ecco alcuni trend che ci aspettiamo nel futuro, in ordine sparso e senza particolare logica  (si passa da macro a micro, da futuri lontani a cose già in atto). Un esercizio di brainstorming pubblico, con alcuni suggerimenti di lettura in merito. Abbiamo cercato di evitare cose ovvie (AGI, corsa allo spazio, metaverso…). Poi alcune domande da porsi per non arrivare impreparati. 

Parola d’ordine: semplificazione.

Trend

  • L’approccio da start-up sarà sempre più centrale (prova a nominare una grande innovazione di Google da quando è il primo motore di ricerca del mondo). Ma con un metodo data-driven sempre più incentrato su dati qualitativi, prima che quantitativi.

  • L’AI diventerà una commodity: per la maggior parte delle persone/aziende non costituirà IL vantaggio competitivo (ma la sua mancanza sicuramente sarà uno svantaggio).

  • Lo smartphone sta cercando un sostituto, ma non sarà affatto facile.

  • La Grande Stranezza aumenterà, così come le cascate di disponibilità: il nostro tempo non è solo imprevedibile, ma l’imprevedibilità è diversa.

  • Entriamo nell’era della scalabilità, dove è possibile raggiungere un pubblico enorme ma con una competizione altrettanto grande. La creazione di contenuti avrà sempre meno frizioni (questo video per esempio è stato interamente generato con AI), quindi conterà soprattutto l’idea / il messaggio. Con enormi stravolgimenti, tra cui il proliferare di micro-culture in opposizione alla macro-cultura e la possibilità per singoli creator di “vincere” contro grandi corporation. Dall’omogeneità alla personalizzazione, per cui nel futuro Small User Communities > User Persona.

  • Le economie di scala cambiano forma: avere una distribuzione retail capillare o una presenza assidua in TV non portano più l’enorme vantaggio competitivo di prima. Anche il talento può essere aggregato in maniera più facile e veloce (lavoro da remoto), riducendo il vantaggio di scala delle grandi aziende (pensiamo ad esperienze come Cosmico o TimeFlow). Allo stesso tempo nuove forme stanno sorgendo, come la scala del network, dei dati, dell’influenza e del talento (si pensi alla capacità attrattiva di OpenAI).

  • Il talento sarà sempre più importante per il successo ma “difficile”, per attirarlo servono soldi, work-life balance e un ambiente valoriale.

  • La semplicità tornerà a vincere sull’efficienza. L’efficienza richiede complessità (pensiamo ai magazzini just-in-time), che però sotto shock fa crollare il sistema. La semplicità è ridondante, meno cost-efficient ma molto più resiliente. Siamo entrati nell’era della complessità, in cui la semplicità è un valore unico. Per cui costa.

  • La geografia è importante, specie in un mondo che prova ad essere multipolare: attenzione a supply chain, partnership e intervento statale. La globalizzazione sta assumendo nuovi paradigmi, quindi nuovi punti su cui porre l’attenzione. Una transizione epocale è in atto, lenta ma costante.

  • Assisteremo al problema della burocrazia termodinamica: la burocrazia tende ad autoalimentarsi, generando sempre più inefficienza. Ma questo d’altra parte porta ad una spinta in direzione opposta, di de-regolamentazione, che però è sempre molto difficile (e lenta). 

  • Sempre di più verso un experience consumerism, in cui la personalizzazione è tutto (ma non per tutti). Non solo a livello economico, anche sociale (scuola, salute…). 

  • La “sostenibilità” sarà resa obbligatoria non per legge ma per peer-review. Vuoi comprare una casa classe A? Tasso 2.5%. Vuoi comprare una classe F? Tasso 4%. Vuoi fare da fornitore al grande player? Prego fornire certificazione di sostenibilità (entrambe le cose sono già in atto).

  • Altro che e/acc, nell’era post-industriale stiamo perdendo la tecnologia sociale che ci ha portato fin qui, e con essa gran parte della nostra conoscenza. Azioni da compiere: radicarsi nella conoscenza diretta della realtà, saltare il più possibile gli intermediari, internalizzare le competenze di alto livello. Concentrare il vantaggio competitivo. 

  • Le aziende utilizzeranno la scusa dell’AI per licenziamenti di massa che non sostituiranno con nulla (i “bullshit jobs” vengono al pettine).

  • L’economia dell’attenzione sarà sempre più al centro del dibattito. Alle nuove generazioni la natività digitale inizia a pesare (alcuni spunti qui, qui e qui). Ricerchiamo un’overdose di intrattenimento e le piattaforme che la forniscono vincono sempre. Per ora. Infatti come reazione:

  • Aumenteranno gli strumenti e i tentativi di migliorare le capacità umane in maniera naturale, perché è vero che l’uomo è antiquato ma ancora non soppiantato. Anche noi nel nostro piccolo stiamo facendo un tentativo. La scuola e l’educazione poi cambieranno radicalmente, ma su questo faremo un articolo dedicato.

  • Le voci critiche verso la tecnologia (in generale) aumenteranno. Anche perché se i tecno-ottimisti sono questi

  • I framework pre-confezionati moriranno, e speriamo davvero! 

  • C’è un desiderio di ritorno alla comunità (offline). I brand proveranno a sfruttarlo.

Domande

  • Come posso semplificare la mia attività? Cosa è possibile tagliare? A quale costo? Obiettivo: far diventare semplici i processi complessi.

  • Come sfruttare l’innovazione per aumentare l’efficienza, senza ridurre le capacità decisionali e critiche delle persone? (un trade-off sempre più difficile)

  • Come cambia il panorama di rischio alla luce dei trend? Come ridurlo?

  • Back to reality? ESG, fonti rinnovabili, auto elettrica: dove finirà il braccio di ferro tra regolatori e realtà tecnologico / economica? La “spinta” (non certo gentile) basterà? Che implicazioni ha sul mio business?

  • Che impatto avrà il più alto costo del denaro sul mio business?

  • Che impatto avrà il calo demografico sulla mia azienda? Sia nei ricavi che nei processi, con un occhio al personale.

  • L’AI ha portato un nuovo innovator’s dilemma, il calcolo dell’attesa: conviene iniziare subito a lavorare su un’idea innovativa o meglio aspettare ulteriori sviluppi dell’AI?

Quindi?

Strategia, strategia, strategia (che significa vantaggio competitivo futuro). Macro + micro focus. E dato che sempre di più planning is guessing facciamo piani più frequenti e più a breve termine.

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